Lo Stato è il peggior datore di lavoro del Paese. Convegno "Stop alle penalizzazioni a danno dei lavoratori dei servizi pubblici"
Lo Stato è il peggior datore di lavoro nel Paese.
Si è svolto stamattina, all'Hotel Quirinale, il Convegno promosso dalla UIL FPL, UIL Scuola RUA e UILPA "Stop alla penalizzazione dei lavoratori del settore pubblico - Subito il TFS/TFR e la detassazione della contrattazione di secondo livello ai lavoratori pubblici".
Sono intervenuti Domenico Proietti, Giuseppe D'Aprile, Attilio Bombardieri, Sandro Colombi, Debora Serracchiani, Federico Mollicone, Davide Aiello, Antonio Naddeo, Albino Angelillo e ha concluso i lavori Pierpaolo Bombardieri.
Le tre federazioni del settore pubblico della UIL-la UIL FPL, la UIL Scuola RUA e la UILPA-con il Convegno di oggi vogliono porre al centro dell’attenzione la necessità di tornare a valorizzare il lavoro pubblico.
Il lavoro pubblico negli ultimi 15 anni ha subìto una costante e pesante penalizzazione da parte di tutti i governi che si sono succeduti alla guida del Paese. Possiamo affermare senza ombra di dubbio che oggi lo Stato italiano è il peggior datore di lavoro del nostro Paese.
Dal 2011 è stato differito il Trattamento di Fine Rapporto che ancora oggi ai dipendenti pubblici viene erogato dopo 2 anni, che possono diventare addirittura 7 con la pensione anticipata. Con l’allungamento delle tempistiche si è ottenuto un risparmio di 3.023 miliardi totali per l’erario, a carico dei lavoratori del pubblico impiego.
Dal 2009 c’è stato il blocco della contrattazione che è durato fino al 2018. Se pensiamo che i salari dei lavoratori della P.A. hanno perso 10,4 punti di Ipca (l'indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi Ue), ci rendiamo conto che ciò che servirebbe è un finanziamento la cui cifra dovrebbe essere compresa tra i 7 e gli 11 miliardi nel triennio, perché si parli di dignità e giustizia. Gli stipendi dei lavoratori pubblici, infatti, sono tornati ai livelli del 2001. Nella P.A. la variazione è stata nulla in 14 anni ed è scesa dell'1,8% dal 2009 (-1,7% nel settore istituzionale).
Dal 2009 ad oggi lo Stato ha risparmiato oltre 13 miliardi, per il costo degli stipendi, per il blocco del turn over e il mancato rinnovo contrattuale; il personale in 7 anni è diminuito di oltre 302 mila unità. Il “costo del risparmio” per lo Stato non può continuare a pesare sul pubblico impiego.
Nel settore pubblico ai lavoratori non si applica la detassazione della contrattazione di secondo livello prevista invece per quello privato.
Dal 2014 sono state tagliate le agibilità sindacali.
Fino al dicembre 2017, i Fondi pensione dei lavoratori pubblici erano esclusi dalla fiscalità incentivante per le prestazioni erogate.
Dal 1° febbraio 2023, i dipendenti pubblici – di cui, tra l’altro, solo una minima parte – possono accedere all’anticipo del Tfr con un prestito bancario, sul quale però devono pagare un tasso di interesse dell’1.50%.
È ora di dire basta a questo stato di cose discriminante e iniquo e chiediamo al Governo e a tutto il Parlamento di porre fine a queste ingiustizie.